Criminologia › Sette religiose e Satanismo

COSA SONO LE SETTE.

 

Il termine setta religiosa ha assunto nel corso dei secoli vari significati. Inizialmente con esso ci si riferiva ad una scuola di pensiero all’interno di una religione, ma in seguito il termine assunse una connotazione negativa riferendosi a dei gruppi che contestavano l’autorità dottrinale e interpretativa di riferimento. Si parla di sette e culti quando i movimenti assumono una connotazione negativa, viceversa per movimenti con connotazione positiva si parla di Nuovi Movimenti Religiosi o Movimenti Religiosi Alternativi.

         Sette, culti, ordini religiosi e gruppi esoterici hanno affascinato l’uomo sin dai tempi più remoti. Il termine setta deriva dalla radice del verbo latino sector che significa seguire, oppure potrebbe derivare dal verbo seco che significa separare. Nel primo caso la setta rappresenterebbe un gruppo di seguaci di una persona o di un gruppo, nel secondo caso è un gruppo che si è separato da una aggregazione maggioritaria. Le sette sono organizzazioni di carattere religioso che costruiscono la propria dottrina basandosi sulle religioni ufficiali ma nello stesso tempo opponendosi ai loro principi istituendo una propria autorità e stabilendo delle proprie condotte di vita che si oppongono al contesto sociale di riferimento. Le persone che entrano in una setta fanno una scelta volontaria, perché avvertono il bisogno di fare riferimento a modelli religiosi diversi dalla religione ufficiale. Gli adepti si sottomettono ad un rigoroso cammino di iniziazione che si conclude con un vero e proprio atto di conversione con il quale accettano le relative credenze e regole. Il numero delle sette è in aumento e ciò testimonia il bisogno di un approfondimento del senso religioso. Si sta diffondendo un nuovo modo di vivere la spiritualità in cui ciò che conta è raggiungere la pienezza spirituale. Nascono così gruppi al confine tra religione e scienza che da un lato propongono un credo religioso e dall’altro promettono soluzioni per le difficoltà quotidiane facilitando il raggiungimento della felicità.

            I gruppi maggioritari, quando parlano di sette si riferiscono a gruppi che: basano la loro dottrina sugli insegnamenti di un leader fortemente carismatico (fino a sconfinare talvolta nel culto della personalità), hanno un percorso di avvicinamento alla conoscenza di tipo iniziatico o esoterico, in cui l'adepto percorre successivi livelli di indottrinamento, esercitano un controllo ossessivo sul singolo adepto volto al controllo della volontà, vivono separati dal resto della collettività spesso in modo così ossessivo, da dare origine a fenomeni violenti o autolesionisti tra i componenti della setta stessa. Tenendo in considerazione l’oggetto di interesse di questi gruppi, è possibile individuare quattro movimenti:

- Movimenti non religiosi, che si basano su principi e teorie psicoterapeutiche, politiche o economiche; non contemplano l’esistenza di un Dio e concentrano l’attenzione sulle capacità della mente e della psiche, come il movimento Scientology. Per questo vengono spesso dette psico-sette.                       

- Movimenti religiosi, sono numerosi e possiedono il maggior numero di membri. I culti spaziano da quelli cristiani, orientali, profetici, sino alle filosofie apocalittiche.

- Movimenti magici, occultisti e satanici, sono innumerevoli e diversi, si basano su culti di magia nera e bianca, di esoterismo, di spiritismo e filosofie pseudo-sataniche. Si caratterizzano per il loro sviluppo attorno alla figura di Satana e anche attorno ad alcune divinità ancestrali come il dio Pan.

- Movimenti neopagani e New Age, si rifanno a pratiche di meditazione orientali. Questo tipo di movimenti si caratterizzano per il rifiuto delle dottrine ufficiali o delle religioni tradizionali, in favore di religioni primitive e antiche mescolate con studi sulla natura, riti magici e astrologia. In questo tipo di ambiente, i gruppi professano frequentemente uno stile di vita semplice e pacifico.

L’adesione ad una setta nasce da un complesso gioco di relazioni fra scelte individuali e rapporti sociali. Il conflitto esistente fra i bisogni di affermazione dell’Io e la paura di possibili conseguenze sociali negative, sono tra i problemi che tormentano l’uomo moderno. I modelli culturali di oggi appaiono deboli e le persone si sentono disorientate. Per reagire a questa situazione l’uomo cerca rifugio in un ideale di vita saldo e duraturo. Sette, congreghe e associazioni pseudo-religiose trovano terreno fertile in una società fatta di individui fragili e timorosi. Le persone che decidono di entrare in una setta hanno avuto delle esperienze negative e presentano vissuti di disorientamento sia in ambito lavorativo che nei rapporti interpersonali. Le sette fanno leva sui punti critici della società offrendo delle valide alternative che permettono il controllo della vita e il raggiungimento della felicità.

Le sette religiose assumono caratteristiche distruttive quando la pratica religiosa si oppone alle norme e ai valori sociali. Fillaire definisce i culti distruttivi come:

Un qualsiasi gruppo, senza tener conto di ideologia, dottrina, nel quale si pratica la manipolazione mentale, da cui risulta la distruzione della persona sul piano psichico ( a volte psichico, spesso finanziario ), della sua famiglia, del suo entourage e della società, al fine di condurla ad aderire senza riserve e a partecipare a un’attività che attenta ai diritti dell’uomo e del cittadino.

 

Le sette distruttive si differenziano non solo per lo scopo che perseguono, ma anche per i metodi violenti che utilizzano. Nonostante la pericolosità i soggetti sono disposti a farne parte, e ciò può essere spiegato attraverso il concetto di identità sociale che corrisponde a tutti quegli aspetti che caratterizzano noi stessi, e che derivano dalla consapevolezza di appartenere a determinati gruppi, e dai sentimenti suscitati da questa appartenenza. E’ il sentimento di “Noità” che spinge i soggetti ad uniformarsi al gruppo. Nelle sette distruttive questo meccanismo è particolarmente presente  infatti gli adepti sotto le pressioni psicologiche del capo, sviluppano una concezione del gruppo diversa dall’immagine esterna: al gruppo si attribuiscono caratteristiche positive, mentre all’esterno caratteristiche negative. Gli aspetti criminologici che caratterizzano le attività delle sette riguardano comportamenti criminali messi in atto sia dal capo che dagli adepti a danno di altri membri della setta o di persone esterne. I comportamenti criminali variano. Nelle sette distruttive vengono messi in atto due tipi di crimini: quelli commessi ai danni degli adepti come truffe, minacce, lesioni, abusi sessuali e omicidi, e quelli commessi dagli adepti contro persone esterne, reati familiari, violenze durante i rituali, abusi sessuali e pedofilia, furti di oggetti e/o di informazioni e danneggiamenti. Molti comportamenti illegali sono indotti da forme sofisticate di condizionamento mentale e di coercizione messe in atto con metodi di tipo suggestivo e quindi apparentemente spontanei e non legati a una pressione specifica.

 

Fonti:

Cantelmi, La Selva, Palazzi, Psicologia e teologia in dialogo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004. cit. in Caltemi, Cacace, Il libro nero del Satanismo, San Paolo Cinisello Balsamo 2007 p. 14-15

Caltemi, Cacace, Il libro nero del Satanismo, San Paolo Cinisello Balsamo 2007 p. 14

Caltemi, Orlando, Narciso siamo noi, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005. cit. in Caltemi, Cacace, Il libro nero del Satanismo, San Paolo Cinisello Balsamo 2007 p. 25

Fillaire B., Le sette, Il saggiatore, Milano 1998 . cit. in Caltemi, Cacace, Il libro nero del Satanismo, San Paolo Cinisello Balsamo 2007 pp. 34-35

http://it.wikipedia.org/wiki/Setta ( 11 Ottobre 2007)

 

 

TRACCE NELLA STORIA

         Riscontrare gruppi satanici organizzati nella storia non è facile, in primo luogo perché si tratta di gruppi che agiscono in segreto, in secondo luogo perché è un fenomeno difficilmente rilevabile in maniera scientifica in quanto riguarda ideologie e azioni umane che sono quindi mutevoli e sfuggenti.

Nel 186 a.C. una moltitudine di giovani romani si riunivano per celebrare riti orgiastici in tenuta da Baccanti con sacrifici umani, atti contro natura e sregolatezze di vari tipi. La presenza di elementi quali la segretezza del rito, il luogo di culto in ambienti oscuri e sotterranei, l’esibizione di un sacrificio e la raffigurazione del dio con le spoglie di un caprone ritornano nei secoli successivi come caratteristiche di un rito satanico. Nel IX secolo nel nord Europa vi è un ritorno di tratti anticristiani verso quei guerrieri, irlandesi, scozzesi o finlandesi, che erano stati convertiti dall’espansione cattolica nelle terre Scandinave. Più tardi anche ai vertici della gerarchia della Chiesa viene rintracciata la presenza del Demonio: nel 963 Papa Giovanni XII e tre secoli dopo Papa Bonifacio VIII, sono accusati di bere alla salute del Diavolo, di uccidere i loro nemici con la complicità dei demoni, e di commettere incesto. All’inizio del secondo millennio trovano consistenza le accuse di complicità con il Demonio mosse dalla cristianità verso i catari, i valdesi e altri nuovi movimenti religiosi. Si narra di come “costoro adorino il Diavolo e rinneghino Cristo durante immondi banchetti nei quali si consuma carne umana”.

Seguono poi orge incestuose, i cui frutti vengono dati alle fiamme. Nel 1118 nasce l’Ordine del Tempio, un gruppo di cavalieri-monaci-soldati dalle severissime regole di obbedienza che dopo aver goduto della protezione papale vengono accusati di adorare il Diavolo sotto le spoglie di un misterioso idolo, detto Baphomet, del quale esisterebbe una raffigurazione in una statua sul portale della chiesa di Saint-Merri, a Parigi. I Templari divengono così un gruppo satanico. Un segno rivelatore dell’ambiguità di una Chiesa sospettosa e inquieta, è la “caccia alle streghe”; due secoli di persecuzioni contro malefici, stregonerie, invocazioni sataniche, infanticidi e avvelenamenti, attuati dagli inquisitori tedeschi Jakob Sprenger e Heinrich Institoris, che nel 1486 con la bolla pontificia di Innocenzo VIII, acquisirino pieni poteri. Proseguendo la ricerca, tra Cinquecento e Seicento iniziano a diffondersi resoconti di messe nere celebrate in varie occasioni, ma è solo nel corso del Settecento che tutti questi elementi si precisano e si ritrovano in casi che si situano alle origini del satanismo moderno.

L’archetipo del fenomeno satanista ha origine in Francia nel XVII sec. Il caso si verificò alla corte di Luigi XIV, noto poiché fu instaurato il primo processo di satanismo. Il caso La Voisin, dal nome della sua protagonista, è importante perché è in questo frangente che nasce l’espressione “Messa nera”, il contesto in cui ne viene organizzata la repressione è totalmente non religioso, e il metodo è quello dell’inchiesta giudiziaria e poliziesca. Catherine La Voisin è una merciaia della corte del re, venditrice oltre che di cosmetici, medicinali e veleni, anche di ostie consacrate, recuperate attraverso una organizzazione di donne e la complicità di molti sacerdoti.

Dopo l’acquisto di una casa nel sobborgo parigino di Villeneuve e la costruzione, nel giardino di quest’edificio, di una cappella satanica con drappi neri, un altare e dei ceri preparati con grasso umano fornito da uno dei boia reali, la La Voisin comincia a celebrare messe nere con l’ausilio di un sacerdote, un certo Guibourg, sul corpo nudo di una donna che funge da altare.

Quando la polizia nel 1679, arresta la donna e perquisisce la casa, viene trovata anche una fornace, che secondo la confessione della donna, aveva bruciato circa duemila corpi di bambini, in massima parte frutto di aborti clandestini, ma anche utilizzati come sacrifici per il rituale satanico. Dalla seconda metà del sec. XIX il satanismo sembra avere una fioritura, attribuita alle vicende dei sacerdoti Vintras e Boullan. Vintras, dopo un’ apparizione dell’Arcangelo Gabriele avuta nel 1839, inizia una carriera di predicatore e sacerdote eterodosso, fino a fondare un’Opera di Misericordia, che celebra bizzarre messe consacrando ostie in cui appaiono gocce di sangue, croci, cuori e simboli cabalistici.

Vintras riceve, nel 1851, la scomunica da Papa Pio IX e a lui subentra il sacerdote Boullan. Egli organizza “L’opera della Riparazione”, interessandosi al Demonio, presentato come unico responsabile delle malattie inguaribili, che possono essere risolte solo grazie all’intervento dei consacrati alla Riparazione, che usano preparati che contengono le loro urine e feci, oltre a reliquie e frammenti di ostie consacrate.

Accanto a Vintras e Boullan, vi è un’altra figura importante quella di Gabriel Jogand, ex allievo dei Gesuiti, che entra nel 1881 nella Massoneria, per poi distaccarsene nel 1885 e iniziando una serie di rivelazioni sui veri scopi della “setta”. La Massoneria, o Libera Muratoria, è una organizzazione nata tra Seicento e Settecento in Inghilterra,  caratterizzata come associazione filosofica si ispira ad organizzazioni di mestieri medievali e ad ordini cavallereschi. Le sue finalità sono quelle degli intellettuali illuministi; uguaglianza, libertà e fraternità, e il mutuo aiuto tra i massoni. Jogand, sotto lo pseudonimo di Leo Taxil, diffonde una serie di scritti antimassonici, il tema centrale è l’accusa alla Massoneria di non essere altro che una setta di satanisti all’opera per distruggere la Chiesa e l’ordine sociale. Taxil riesce a ottenere la collaborazione di un amico e pubblica un libro – Le Diable au xx siècle. Il libro, che subito fa scalpore, sostiene che la vera Massoneria è costituita da una setta di adoratori del Demonio, detti Palladisti, i quali dichiarano Satana o Lucifero vero dio della luce, e il dio ebraico signore delle tenebre. In particolare il loro culto si rivolge a Baphomet, il demone già individuato come oggetto di culto dei Templari.

Nel clima del positivismo di fine Ottocento, il Diavolo acquista una nuova dimensione come simbolo “di un ‘naturalismo’ ribelle contro la violenza oppressiva delle istituzioni e delle chiese”. Il giornalista Jule Bois (1868 -1943), interessato fin dalla giovinezza ai temi esoterici pubblica alcuni volumi sull’argomento tra cui Le Satanisme et la Magie, inchieste giornalistiche sui gruppi dediti all’occultismo parigino, e tiene molti contatti con gli occultisti di tutta Europa, compresi gli inglesi della Golden Dawn, la società segreta di esoteristi a cui partecipa anche Aleister Crowley. 

Fonte: http://chiesaebenezer.interfree.it/Satanismo.htm (11 Ottobre 2007)

 

 

OMICIDI RITUALI E PSICOPATOLOGIA

 

         I delitti efferati rappresentano i prodotti di una società degenerata. I serial killer nonostante il fascino che esercitano, sono spesso dipinti come gli ambasciatori del male. Ad alimentare ciò hanno contribuito alcuni serial killer statunitensi che durante la loro attività hanno fatto riferimento, sia esplicito che implicito, a Satana. Holmes & Holmes (2000) hanno proposto una tipologia per classificare i serial killer sulla parte delle motivazioni ad uccidere e del modus operandi:

- serial killer visionario, spinto a uccidere da fenomeni allucinatori o deliranti;

- serial killer missionario, spinto dalla missione di liberare il mondo da alcune categorie di persone;

- serial killer edonista, uccide per tornaconto personale, in cerca del brivido e del piacere sessuale;

- serial killer orientato al controllo e al dominio della vittima, ricava gratificazione sessuale dal dominio sulla vittima.

Le prime due tipologie, visionario e missionario, sono quelle che Truzzi definisce satanisti psicotici, cioè soggetti con disturbi psichiatrici che dichiarano di essere in contatto con Satana e con le forze del male. Mentre il fenomeno dei serial killer di ispirazione satanica è raro, più frequente è il fenomeno di persone che commettono un reato in nome di Satana.

Ciò che conduce a commettere degli omicidi in nome di Dio è il cosiddetto delirio a sfondo religioso. Hood suggerisce che i sistemi religiosi influenzano le motivazioni e i comportamenti dei fedeli e possono anche stimolare forme disturbate di pensiero e azione. I temi del peccato e della colpa sono correlati a fedi religiose che danno importanza alla perfezione morale. Il desiderio di purificarsi dal peccato può convertirsi in una grave psicopatologia. Per parlare però di delirio religioso non è sufficiente che la credenza religiosa sia bizzarra, ma è il modo con cui questa convinzione è sostenuta e il modo di sopportarla. I deliri religiosi non sono dovuti ad un eccesso di religiosità ma riflettono il malore di una persona. Stark classifica le esperienze religiose-mistiche che dalla normalità giungono alla patologia e individua il tipo salvifico, motivato dal senso del peccato e dal tipo di esperienza di rivelazione, che trova espressione nelle allucinazioni visive e uditive considerate come provenienti dalle divinità e da Satana. Da alcuni studi è emerso come i disturbi di personalità e di adattamento possono essere associati a esperienze religiose e ad allucinazioni. Sotto il profilo psichiatrico-forense quando si deve accertare la presenza di un disturbo mentale il problema cruciale è relativo alla possibilità di fare una diagnosi differenziale, cogliere cioè quanto la tematica religiosa faccia parte di un funzionamento psicotico oppure no. Sotto il profilo criminogenetico, Fornari, individua nelle allucinazioni acustiche e in quelle psichiche i disturbi psicopatologici che più facilmente portano la persona che ne soffre a compiere un reato violento. Nel caso delle allucinazioni acustiche l'individuo sente delle voci che attribuisce a entità soprannaturali come Dio o Satana, in particolare le allucinazioni uditive sono imperative, e ordinano azioni e comportamenti. Egli invece, sottolinea come meno criminogenetici i deliri scientifici, di grandezza, genealogici proprio per la possibilità che hanno di autoesaurirsi, tranne che il malato identifica in precisi soggetti i responsabili del suo fallimento come scienziato o inventore; allora il delirio si riattiva e coinvolge sempre più il malato in tematiche che esigono la punizione dei maldicenti e dei persecutori. Fornari distingue l'automatismo psicotico nelle bouffés deliranti e delle sindromi marginali dall'automatismo allucinatorio. Nel primo caso il passaggio all'atto è commesso in una condizione oniroide con un ricordo parziale o del tutto assente di quanto commesso. Nel secondo caso si è in presenza di una sindrome confusionale oppure in un contesto dissociativo acuto, o ancora, di un'allucinazione psichica imperativa nel corso di una schizofrenia.

 

Fonti:

Fornari, Birkhoff, Serial killer, Torino, Centro Scientifico Editore, 1996 cit. in A.Zappalà, Delitti rituali, Centro scientifico editore, Torino 2004 p. 173

A.Zappalà, Delitti rituali, Centro scientifico editore, Torino 2004 pp. 173-193