Psicologia › Ambiti di applicazione

Neuropsicologia

La neuropsicologia si caratterizza per il suo obiettivo di studiare i processi cognitivi e comportamentali correlandoli con i meccanismi anatomo funzionali che ne sottendono il funzionamento.

La neuropsicologia si inserisce nel settore delle neuroscienze, ed ha aree di sovrapposizione con la psicologia, la neurologia, la psichiatria e le reti neurali.

Si può indicare come data di nascita ufficiale il 1861, a quell'anno risale la pubblicazione di un articolo del neurologo francese Broca in cui si affermava che la sede del linguaggio si trova nella porzione infero-posteriore del lobo frontale sinistro.

La corrente prevalente nella neuropsicologia moderna si basa sul quadro teorico proposto dalla psicologia cognitiva, la quale studia la mente in termini di sistema cognitivo paragonabile a un elaboratore di informazioni suddiviso in diverse componenti funzionalmente interconnesse, per scoprire la relazione tra i diversi circuiti neurali e le funzioni cognitive. Il sistema cognitivo comprende quindi vari moduli, intesi come sottosistemi funzionali isolabili (secondo alcune ipotesi esistono anche processi "centrali" non suddivisibili in moduli) e il compito della neuropsicologia è associare a ogni modulo il circuito neuronale che lo rende possibile; questi circuiti neuronali possono estendersi in più aree cerebrali.

 

La psicologia clinica.

Con il termine clinico si intende un metodo, ma anche una disciplina applicativa importantissima nell'ambito della salute mentale. Il metodo clinico a differenza di quello sperimentale utilizza il rapporto interpersonale come strumento di conoscenza considerando l'individuo all'interno del suo ambiente naturale, valutando nella sua globalità.

La psicologia clinica rappresenta un settore della psicologia applicata che si avvale delle conoscenze dei principali orientamenti psicologici, della psicologia sociale alla psicologia dinamica, con lo scopo di sanare tutti quei problemi che coinvolgono la personalità dell'individuo e che incidono in maniera più o meno grave sul suo benessere psichico.

 

Psicologia della salute

La psicologia della salute è quell’insieme di contributi specifici della psicologia tesi alla promozione e al mantenimento della salute, alla prevenzione e al trattamento della malattia, all'identificazione dei correlati eziologici e diagnostici della salute, della malattia e delle disfunzioni associate.

Nel giugno del 1997 è nata la società italiana di psicologia della salute.

L'analisi del benessere sociale, è uno degli aspetti importanti in cui è necessario rilevare il grado in cui gli individui sono membri attivi della loro comunità; sono stati tenuti in considerazione indici quali l'istruzione, la stabilità lavorativa, la soddisfazione coniugale ecc. una delle aree più tradizionali della psicologia della salute comprende la gestione della malattia, cioè, come le persone rappresentano lo stato di malattia, che tipo di comportamenti mettono in atto e così via.

Lo stato di benessere è favorito dalla capacità delle persone di ridefinire il significato di quanto è loro accaduto. Quando le persone non riescono ad attivare questi processi la possibilità di sentirsi bene è legata a fattori socio contestuali, come la famiglia o il gruppo dei pari.

Il rapporto salute-malattia è visto come una metafora tra individuo e società.

La promozione della qualità della vita è considerato il vero obiettivo del singolo e della popolazione, anche nel trattamento, nella prevenzione delle malattie e nell'assistenza sociale. Uno stato di malattia determina sofferenze e disagio in rapporto a come la persona percepisce la propria condizione di vita ottimale. Lo scopo del medico è quello di preservare la vita del paziente che gli si affida.

Tra le dimensioni considerate figurano: il benessere psicologico, le relazioni sociali, l'occupazione, il benessere fisico materiale, l'autonomia, la competenza personale, l'integrazione comunitaria, l'accettazione sociale, lo sviluppo personale, la qualità dell'ambiente, il tempo libero.

 

Psicologia giuridica.

La psicologia giuridica ha una storia molto recente. Alcuni cambiamenti sono oggi individuabili sia negli ambienti psicologici, accademici e professionali, sia in quelli della giustizia che, accanto alla criminologia, riconoscono la psicologia giuridica come ambito specializzato e, quindi, specificamente competente rispetto a molte questioni di diritto.

Nel mondo giuridico anche l'atteggiamento nei confronti dello psicologo sembra essere cambiato e la disponibilità ad accoglierne le competenze appare più orientata a riconoscere la specializzazione psico- giuridica come criterio discriminante tra la psicologia che occasionalmente si occupa di temi giuridici ed una psicologia che fa di questi temi il suo oggetto di lavoro.

La disciplina riconosce nella psicologia il proprio referente scientifico, da cui attingere metodi di ricerca

e strumenti operativi specializzandoli rispetto al proprio campo di applicazione; riconosce nel diritto e nella giustizia il proprio referente cui ricondurre validità, efficacia e utilità del proprio sapere mantenendo una capacità autonoma di formulare ipotesi, disegni di ricerca e progetti di intervento; inoltre attribuisce a se stessa un’identità interdisciplinare su cui fondare la capacità di connettere psicologia e diritto entro un’area che produce riflessioni, domande e problemi che riguardano il rapporto uomo-norma.

E’ sulla base di tali assunzioni concettuali che la psicologia giuridica ha sviluppato le proprie

aree applicative che riguardano:

- La psicologia del diritto o psicologia legale

- La psicologia delle attività, delle organizzazioni, delle dinamiche e delle strategie giudiziarie.

- La psicologia dei provvedimenti, dei trattamenti e degli interventi collegate alle decisioni giudiziarie e all’esecuzione detentiva e alternativa delle pene.

- La psicologia degli interventi di formazione per gli operatori della giustizia.

- La psicologia delle situazioni problematiche e a rischio in età evolutiva, finalizzata alla tutela dei minori.

- La psicologia dei comportamenti problematici di tipo deviante/ criminale.

La presenza dello psicologo nei contesti di giustizia può essere ricondotta a due principali funzioni: una funzione conoscitiva (di intervento); e una decisionale (di giudizio). Sotto il profilo dei rapporti con l'organizzazione, lo psicologo con funzione conoscitiva e di intervento si colloca in posizioni diversificate a seconda che si trovi in una posizione esterna, come perito o consulente tecnico, o interna come nel caso di psicologi che lavorano per i servizi minorili. Lo psicologo con funzioni decisionali, invece, è presente come componente del collegio presso i tribunali per minorenni o i tribunali per sorveglianza. Si tratta di situazioni diversificate che non configurano soltanto un diverso posizionamento del professionista in termini di rapporti con l’organizzazione, ma rappresentano anche una diversa possibilità di elaborare il lavoro di contesto.

 

Psicologia di comunita’

La psicologia in comunità si configura fin dal suo nascere come una disciplina operativa, volta al sociale per leggerlo, cambiarlo, riorganizzarlo. Essa è un'area di ricerca, una disciplina accademica e un patrimonio conoscitivo e teorico sul quale si fonda una professione di aiuto. La psicologia di comunità nasce da un'azione concreta che media e traduce il solco fra, un sociale indistinto in cui gli individui che sono portatori di bisogni e un sociale politico e istituzionale, strutturatosi intorno agli eventi problematici a cui dovere rimediare. Il termine comunità è costruito a ponte fra l'individuale e il sociale. Esso deriva da cum moenia (mura comuni) e cum munia (doveri comuni) con esplicito riferimento all'organizzazione della polis aristotelica, dove si condividono origini e tradizioni, intenti e valori, spazi e tempi.

La definizione di psicologia di comunità può essere sintetizzata nel concetto di accordo psicosociale, esso consiste nell'incontro delle aspettative e capacità dell'individuo con le richieste e le risorse ambientali che si rendono a lui disponibili nei diversi livelli del complesso sistema sociale.

 

Psicologia dell’handicap e della riabilitazione

In questi ultimi anni illuminate politiche di tipo sociale, innovazioni legislative e progressi nella pratica riabilitativa hanno determinato una forte e continua pressione in favore dell'integrazione nella comunità delle persone con disabilità. Le determinanti dell'integrazione vanno ricercate fuori dalla persona disabile, nella qualità dei servizi socio sanitari erogati, nelle caratteristiche degli ambienti scolastici e lavorativi, e nelle tendenze presenti nei gruppi sociali ad accogliere o a emarginare le situazioni di proclamata diversità.

Nel 1980 avvenne la nascita dell’International Classification of Impairment, Disabilities and Handicap ICIDH, un sistema di classificazione delle conseguenze delle malattie e delle menomazioni che si pone l’obiettivo di capire ciò che può avvenire in conseguenza di una malattia, utilizzando un approccio bio-psico-sociale e cercando un consenso in termini di linguaggio tra diversi operatori.

Secondo l'organizzazione mondiale della sanità OMS, una menomazione si riferisce a perdite o anormalità che possono essere transitorie o permanenti e comprendere l'esistenza di difetti o perdite a carico delle strutture del corpo incluso il sistema delle funzioni mentali. Una menomazione è l'esteriorizzazione di uno stato patologico. Esistono varie tipologie di menomazioni: della capacità intellettiva, psicologiche, del linguaggio, dell'udito, visive, viscerali, scheletriche, deturpanti, generalizzate.

 

 

Psicologia sociale

 La Psicologia Sociale si occupa di studiare, in maniera scientifica, l’individuo, inserito all’interno di un contesto sociale.

Come disciplina di studio essa esiste solo da circa un secolo. Prima della fine del IXX sec. non esisteva una psicologia sociale, né nella forma né nel contenuto, l’interesse sulla sua lunga tradizione coincide con quello della storia del pensiero sociale o della filosofia sociale.

La psicologia sociale si è sempre posta domande riguardo:

1. unicità delle persone

2. se l’individuo esiste in funzione della società

3. se la natura dell’uomo è egoistica

4. se gli uomini sono attori liberi e responsabili.

Il gruppo è considerato come l’unione delle varie individualità e in questo senso la psicologia sociale si concentra sullo studio dell’individuo nella società. Questa concezione di individualismo è nota come edonismo o utilitarismo, il cui principio base è il principio del piacere, per cui le azioni dell’individuo hanno lo scopo di assicurare e mantenere il piacere e allontanare il dolore.

 

Psicologia dell’educazione.

La psicologia dell’educazione, detta anche psicopedagogia secondo la tradizione europea, soprattutto francese, si occupa degli aspetti psicologici che sottendono alle attività educative, costituendo un settore autonomo di ricerca al pari della psicologia cognitiva, di quella dello sviluppo e della psicologia sociale o della psicologia della comunicazione. Uno dei primi studiosi che si addentrò negli studi sulla formazione dei concetti nel bambino e sul rapporto tra il pensiero ed il linguaggio, fu un esponente della scuola di Würzburg, K. Bühler, il quale pose le basi per l’indagine psicologica rapportata all’insegnamento.

 

 

Psicologia dello sviluppo

La psicologia dello sviluppo studia l'evoluzione e lo sviluppo del comportamento umano, dalla nascita alla morte.

Lo sviluppo dipende, nella maggior parte dei casi sia da fattori biologici che da fattori ambientali.

Esistono delle traiettorie comuni che, in assenza di patologie, ogni individuo, nell'infanzia, percorre fino a giungere a tappe di sviluppo ben precise. È accertato che alcune abilità, come per esempio il linguaggio, vengano sviluppate entro un periodo di tempo stabilito. Scopo della psicologia evolutiva è rintracciare queste tappe di sviluppo comuni a tutti gli individui.

Lo sviluppo è un cambiamento che si compone di due fattori principali: la maturazione e l'apprendimento. Per maturazione si intende la modificazione innata della specie, mentre per apprendimento si intende l'insieme di esperienze vissute dall'individuo.

 

Psicologia del lavoro.

Si tratta di un settore della psicologia applicata che si propone di costituire un corpo di conoscenze sulle attività lavorative umane per migliorare l'efficacia delle prestazioni e la soddisfazione delle persone.

E’ agli inizi del XX secolo che apparvero i primi tentativi di applicare la psicologia sperimentale ai problemi dei lavoratori.

Il primo settore, in ordine di tempo, e per il quale si è definita l'immagine dello psicologo del lavoro, e quello della selezione del personale. Si tratta di un campo di applicazione di ricerca nella gestione delle risorse umane che ha sempre goduto di un certo credito presso il mondo imprenditoriale. Le attuali procedure di selezione sono molto attendibili rispetto a quelle del passato. Questo settore si occupa dello studio del tipo di lavoro da assegnare, del reclutamento di un certo numero di candidati e della scelta dei candidati più adatti al lavoro prescelto. La selezione efficace implica una serie di valutazioni ed è principalmente un processo di riduzione progressiva del numero degli aspiranti.

Un altro importante settore è quello dell'orientamento professionale che oggi si è esteso fino a comprendere la costruzione di un percorso professionale utilizzando informazioni su se stessi, sulle proprie caratteristiche, attitudini, interessi, competenze, punti deboli, oltre ad informazioni sul mondo del lavoro.

Un altro settore è quello della formazione,1'area che ha conquistato un ruolo sempre più importante all'interno delle organizzazioni, in quanto costituisce il momento di trasmissione e di acquisizione del sapere tecnico-professionale. Diventare lavoratore significa inserirsi in un contesto sociale che mette alla prova il desiderio di, le capacità e le identità personale.

 

La psicofisiologia.

È la disciplina che studia la relazione tra comportamento e risposte fisiologiche. Il termine psicofisiologia è stato introdotto nel 1839 da Adams ma essa nasce realmente come disciplina autonoma negli anni 60 con la fondazione negli Stati Uniti della società per la ricerca psicofisiologica. I temi classici riguardano l'analisi dei processi di memoria, dell'attenzione, dell'apprendimento, della percezione e delle emozioni.

Gli interessi della psicofisiologia clinica sono lo studio e la comprensione di quei meccanismi di anomala reattività dell'individuo per cui da un'esagerata risposta cardiovascolare a determinati eventi ambientali si può passare ad una stabile ipertensione arteriosa. Essa si occupa anche di quei fenomeni per cui un'accelerazione spontanea del battito cardiaco può indurre uno stato di ansia o scatenare una crisi di panico.

 

Psicologia della famiglia.

La psicologia della famiglia è una disciplina nuova e ancora poco diffusa. La competenza dello psicologo familiare e complessa e riguarda l'integrazione dei diversi approcci teorici e delle varie tematiche riguardanti il paradigma sistemico, senza perdere di vista la posizione del singolo all'interno delle relazioni. Il compito principale è quello di contestualizzare tutte le variabili che possono essere utili per affrontare le problematiche familiari emergenti. Principalmente ci sono due tipologie di problemi da affrontare: problemi di comprensione-valutazione e problemi di intervento.